Lupin al Gran Premio di Monaco

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    Capitolo 10 - Piano di riserva


    In quella domenica, niente sembrava intaccare il sorriso di Da Rocha. Non solo Pedro lo aveva avvisato che il piano per fregare Lupin era riuscito alla perfezione, ma anche che in pista la fortuna e la tattica lo stavano premiando nuovamente. Durante il secondo e ultimo pit-stop dei team, i meccanici di Alberobelli avevano commesso un errore mentre inserivano il bocchettone della benzina e non solo avevano permesso ad Andrade di passare in testa, ma adesso il pilota italiano si ritrovava in mezzo al gruppo. Sentendosi ormai al sicuro dalla minaccia di Lupin, il titolare del team brasiliano si mise a guardare gli ultimi giri del Gran Premio in relativa tranquillità.

    In pochi minuti Jigen riuscì a rintracciare Goemon e a portarlo davanti l'albergo, dove Lupin e Fujiko lo stavano aspettando. Sebbene il samurai volesse andarsene, alla fine fu persuaso a rimanere con il gruppo.
    «Ti aiuterò Lupin, ma solo perché me lo hai chiesto con tanta insistenza» chiarì Goemon.
    «Perfetto! Ecco cosa dovrai fare...» accennò Lupin, mentre apriva una valigetta che aveva preso dalla sua camera, poco prima dell'arrivo di Goemon. Al suo interno c'era una serie di corde e carrucole collegate tra loro, che terminavano con una cintura da indossare attorno alla vita.
    «A cosa ti serviva tutta questa roba?» domandò Fujiko.
    «Prima del Gran Premio, si vociferava che la "Gemma di Brasilia" sarebbe stata messa al sicuro in una banca, con il caveau protetto da un sistema di sicurezza collegato al pavimento. Era il nostro trucco per rimanere appesi al soffitto senza far scattare l'allarme» spiegò Jigen.
    «Lo avevamo messo da parte, ma ora ci sarà molto utile!» affermò Lupin.
    «In che modo?» chiese il samurai.
    «Ti avverto che non sarà un compito facile, Goemon! Dovrai essere preciso e avere un ottimo tempismo per farcela, stavolta!»
    «Non mi tirerò indietro Lupin! Spiegami cosa devo fare...» disse Goemon, accettando senza indugi il piano di Lupin.
    «Lo vedi il tunnel dove passano le vetture?»
    «Sì.»
    «Ti dovrai appendere al soffitto, verso l'uscita che porta alla chicane. Al momento giusto dovrai tagliare il pezzo più alto della vettura che ti indicherò: è una specie di antenna in carbonio, non puoi sbagliarti!»
    «Ma sei completamente impazzito?!?» esclamò Fujiko, incredula alle parole di Lupin. «Le macchine passano sotto il tunnel a più di duecentocinquanta chilometri orari! Come farà a colpire nel momento giusto?»
    «Senza contare che dovrà fare tutto a testa in giù e con il rimbombo dei motori!» aggiunse Jigen.
    «Tranquilli! Ha pensato a tutto...» disse Lupin, consegnando una piccola radiotrasmittente a Goemon, da inserire nell'orecchio. «Quando la macchina di Andrade entrerà nel tunnel, ti avvertiremo via radio. Così facendo, faremo delle prove per calcolare i tempi giusti per colpire esattamente quella vettura!»
    Senza aspettare oltre, il samurai prese la radiotrasmittente e l'attrezzatura e poi andò di corsa verso il tunnel. Nel frattempo Lupin diede un compito anche a Fujiko: dovevano procurargli una divisa arancione, la stessa che indossavano i commissari di gara che erano posizionati lungo il circuito. Sarebbe stato il tocco di classe nel suo piano di riserva.

    A dieci giri dal termine, tutti i componenti della banda Lupin erano ai loro posti, come stabilito: Goemon era appeso al soffitto del tunnel e si stava concentrando, nonostante il rumore infernale delle vetture che passavano sotto di lui; Jigen era rientrato nella camera d'albergo e dalla finestra stava osservando l'entrata del tunnel, in costante collegamento con il samurai e infine Lupin si trovava nella chicane dopo il tunnel, con indosso una tuta arancione da commissario di gara. Non fu troppo difficile per Fujiko sedurre uno degli addetti alla sicurezza e rubargli la tuta che indossava, dopo averlo colpito a tradimento...
    Ogni volta che la vettura di Andrade entrava nel tunnel, Jigen avvertiva via radio Goemon, che a mente calcolava il tempo impiegato dalla vettura per raggiungere la sua posizione. A dare il via all'operazione sarebbe stato Lupin, che stava valutando attentamente il momento più adatto per agire.
    A quattro giri dal termine, la monoposto di Andrade aveva un largo vantaggio su Schumann, e davanti al brasiliano non c'erano doppiati che potevano rallentare la sua corsa: era l'occasione che Lupin stava aspettando. In un attimo chiamò Goemon e gli comunicò che al prossimo passaggio poteva entrare in azione, ma gli pose una condizione: non doveva tagliare completamente il deviatore di flusso, ma una minima parte doveva rimanere attaccata alla vettura. Sarebbe stata la forza d'inerzia a fare il resto.
    Puntualmente Jigen seguì la vettura di Andrade che dalla parte alta del circuito scendeva verso il tunnel. La monoposto passò il tornante della Vecchia stazione, poi superò senza sbagliare le successive curve a destra ed infine si infilò nel tunnel, e in quel preciso momento Jigen avvertì Goemon che la vettura era entrata. Il samurai, che fino ad un attimo prima era completamente concentrato, aprì gli occhi e impugnò la sua fedele spada; appena sentì arrivare la vettura sotto di lui, eseguì un colpo secco e preciso, quasi impercettibile. Poi ripose la spada nel fodero e usando l'attrezzatura che lo teneva appeso, si allontanò dal tunnel. Quando uscì all'aperto, Goemon si sentì disorientato, un terribile mal di testa lo stava perseguitando. Non era per niente abituato a tutto quel rumore di motori...
    La macchina di Andrade uscì velocissima dal tunnel e a pochi metri della chicane fece una potente frenata. In seguito a ciò, il deviatore di flusso in cima alla vettura si staccò del tutto e andò a colpire le protezioni di gomma, fermandosi all'interno della chicane. Come un fulmine Lupin saltò le protezioni, prese quel pezzo caduto dalla vettura di Andrade ed infine tornò indietro, nella postazione che occupava in precedenza. Per non farsi scoprire dagli altri commissari di gara, Lupin rimase fermo al suo posto, aspettando la fine della gara per scappare dal circuito insieme a Fujiko, che si trovava vicino a lui, e al resto della banda.

    Appostati come due sentinelle abbandonate al loro destino, Zenigata e Lucchini erano posizionati in cima ad una vecchia piattaforma e stavano osservando da parecchio tempo l'intero circuito, nella speranza di trovare Lupin. Ai due era stato vietato l'ingresso ai box, dopo il caos creato il sabato, ma Zenigata era un uomo pieno di inventive e pensò a quella soluzione per vigilare il gioiello ambito da Lupin. Ma il noto ladro non si era ancora fatto vivo e ciò fece innervosire non poco l'ispettore...
    «Si calmi! Ora sta esagerando!» lamentò Lucchini.
    «Come faccio a rimanere tranquillo, se Lupin non si è ancora fatto vivo!» ribatté Zenigata. «Dove sarà sparito quel maledetto?»
    «E io che ne so! Avrà cambiato idea!»
    «Impossibile!!! Lupin non è il tipo che si arrende così facilmente!»
    Un po' intimorito, Lucchini mise le mani avanti, cercando di far ragionare l'ispettore, che poco dopo si calmò.
    «Ha ragione, sono troppo agitato!» affermò Zenigata scusandosi. «E' tutto dovuto al fatto che non ci vogliono far entrare nei box dopo il pasticcio di ieri... sono stato troppo imprudente...»
    «Non è colpa sua ispettore! In parte la colpa è anche mia, Lupin mi ha fregato con quel trucco delle manette!»
    «Tutti possono commettere degli errori, tenente Lucchini, ma adesso è inutile lamentarsi! Torniamo al nostro compito!»
    «Giusto! Lupin potrebbe apparire all'improvviso, nell'ultimo secondo di gara!»
    «Sarebbe nel suo stile!» commentò Zenigata, che poi aggiunse: «Sono contento che ci siano persone come te tra le forze dell'ordine...»
    «Grazie del complimento ispettore. Posso dire altrettanto di lei» affermò Lucchini, sottolineando l'amicizia che era nata, in maniera casuale, tra i due agenti dell'ordine.


    Continua...
     
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    Capitolo 11 - Scappando da Montecarlo


    A tre giri dal termine la gara sembrava già finita, ma di colpo un episodio la riaprì completamente. Andrade tagliò regolarmente il traguardo e stava per impostare la prima curva del circuito che andava a destra, però all'improvviso perse il controllo della vettura, sbandando con le ruote posteriori. Per evitare il muro, all'ultimo il pilota girò a sinistra, finendo in un piccolo spiazzo. L'errore fu colossale, tanto che per la rabbia Da Rocha tirò un pugno sul monitor dei tempi e gridò parole non ripetibili. Lentamente Andrade cercò di rientrare in pista, ma nel frattempo Schumann, Lama, Reikkinen e Moore erano già passati, e il brasiliano era caduto in quinta posizione, praticamente fuori dalla lotta per la vittoria.
    Qualche secondo dopo Da Rocha si calmò, grazie all'intervento del suo caposquadra, e cercò di analizzare con lui i motivi per cui Andrade aveva commesso quell'errore. Dalla telemetria apparve subito chiaro che dalla vettura di Andrade si era staccato un pezzo, che però non aveva influito sulla sbandata della vettura. Per curiosità il proprietario del team chiese quale pezzo si fosse staccato e appena scoprì che era quello in cui era nascosto lo smeraldo, divenne pallido in volto. Non riusciva a crederci, ma intuì subito che dietro a tutto ciò c'era Lupin e immediatamente si mise in contatto con Pedro. Il suo ordine fu preciso, doveva eliminare Lupin a tutti i costi e recuperare il gioiello che aveva appena rubato. Pedro con voce maligna affermò che finalmente si faceva sul serio...

    La notizia dell'errore di Andrade sorprese anche Jigen, che subito la comunicò a Lupin.
    «E' una cosa incredibile... e non credo che Da Rocha ne sia molto contento!»
    «Si vede che il pilota non ha retto fino in fondo alla pressione a cui era sottoposto!» affermò Lupin.
    «O forse l'influenza positiva del gioiello è finita quando glielo abbiamo rubato...»
    «Non dire certe sciocchezze Jigen! Piuttosto preparati, tra pochi minuti la gara sarà finita!»
    Mentre il pistolero stava raccogliendo tutto il materiale che lui Lupin avevano preso per la rapina, dall'altra parte del circuito Zenigata e Lucchini stavano ancora cercando con i loro binocoli il ladro dalla giacca rossa. Il monegasco però era distratto dall'errore di Andrade e da un po' di tempo lo stava seguendo, per controllare se fosse tutto in ordine. Invece Zenigata era sempre vigile e ad un certo punto il suo sguardo cadde nei pressi della chicane, dopo il tunnel...
    «Eppure mi sembra di conoscerlo!» commentò il poliziotto giapponese, inquadrando uno dei commissari di gara. All'improvviso, con grande stupore, ebbe un'illuminazione e cominciò a gridare: «Ma quello è Lupin!!!»
    «Cosa? Dove?» ripeté Lucchini, che fu preso alla sprovvista da Zenigata.
    «Laggiù! Si è mimetizzato in mezzo alla folla!»
    Il tenente inquadrò la zona che gli stava segnalando Zenigata e anche lui vide Lupin, immobile davanti alle protezioni.
    «Ma che ci fa lì travestito da commissario di gara? Non doveva andare nei box a rubare il gioiello?» domandò giustamente Lucchini.
    «Non lo so, ma poco importa!» affermò Zenigata. «L'importante è che adesso sappiamo dov'è! Dobbiamo catturarlo a tutti i costi!»
    «Chiamo subito la mia squadra...» disse Lucchini prendendo la radio che teneva alla cintura. Nel frattempo Zenigata puntò nuovamente lo sguardo verso il suo obiettivo: «Questa volta ti prenderò!»

    All'ultimo giro i primi quattro piloti erano rinchiusi in meno di un secondo: Schumann era insidiato da Lama che a sua volta doveva guardarsi le spalle da Reikkinen, che però sembrava più preoccupato dalle manovre di Moore che stava cercando un varco per superarlo.
    Passato il tunnel Lama provò a portarsi all'interno, ma Schumann chiuse la traiettoria, costringendo lo spagnolo a farlo passare. Nello stesso punto Moore fu più aggressivo, ma pagò questa scelta arrivando lungo e tagliando la chicane, quasi centrando la vettura di Reikkinen, che un po' ingenuamente gli aveva lasciato spazio. Da regolamento l'inglese alzò il pedale dell'acceleratore e fece passare il finlandese che riconquistò la sua terza posizione. Con quella manovra però i due piloti si erano giocati la possibilità di lotta per la vittoria, lasciando la lotta per la vittoria ai primi due.
    Quando Schumann e Lama imboccarono le ultime curve del circuito, ci fu un urlo incessante della folla che riecheggiò in tutta la zona, erano tutti in ansia per sapere chi avrebbe vinto quel duello che si era acceso negli ultimi giri di corsa. Il pilota tedesco rimase calmo e fece senza sbavature l'ultima curva, solo il rettilineo lo divideva dal traguardo. Lama, giocandosi il tutto per tutto, uscì da quella curva sgommando, toccando leggermente il guardarail e rischiando di rompere una delle sospensioni. Ma per sua fortuna lo scontro fu lieve e provò un disperato sorpasso sfruttando la maggiore velocità in uscita di curva. Lama riuscì ad affiancare al tedesco, ma l'accelerazione non fu sufficiente e per pochi metri la vittoria andò a Schumann. Dal suo box i meccanici festeggiarono la vittoria saltando come pazzi e abbracciandosi a vicenda, mentre il tedesco più semplicemente salutò la folla in delirio alzando un pugno al cielo e percorrendo lentamente il giro d'onore.

    Per fuggire la banda Lupin decise di correre verso la parte alta del circuito, scegliendo di scappare via auto tra le montagne dietro Montecarlo. Tutto stava andando per il meglio, ma all'improvviso qualcuno da dietro, con un chiaro accento francese, stava urlando contro Lupin, intimandogli di fermarsi. Quando si voltò Lupin vide un gruppo di gendarmi che lo stavano inseguendo, capitanato da Lucchini e immediatamente lui e il resto della banda accelerarono il passo.
    Procedendo a zig-zag tra i vicoli per seminare gli inseguitori che avevano alle calcagna, Lupin e i suoi compagni si ritrovarono ai piedi di una scalinata in pietra scura, oltre la quale c'era la macchina di Lupin. Arrivati a circa metà scalinata però un uomo si piazzò davanti a Lupin, impedendogli la fuga. Era Pedro e non aveva alcuna intenzione di far scappare il suo obiettivo, stavolta.
    Lupin si sentì intrappolato: davanti aveva l'uomo di Da Rocha e dietro stavano arrivando i gendarmi, pronti a saltargli addosso. Doveva trovare subito un modo per uscire da lì, e in quel preciso momento ricevette l'aiuto da una persona insospettabile...
    Sbucando all'improvviso da in cima la scalinata, apparve Zenigata, tutto sorridente e con le manette attaccate ad una corda che l'ispettore faceva roteare sopra la sua testa.
    «LUPIN! Sei in arresto!»
    «Se poco originale Zazà!» ribatté Lupin.
    «Non puoi più scappare, sei circondato... e tu chi diavolo sei?» domandò l'ispettore all'uomo che era davanti a Lupin. Pedro non rispose, e provò di scatto a prendere il pugnale che aveva sotto la giacca.
    «Ehi! Cosa stai facendo?» gridò Zenigata rivolgendosi a Pedro. "E' il momento buono per andarsene!" pensò Lupin vedendo quella scena.
    Il ladro dalla giacca rossa spostò di lato Pedro e corse verso Zenigata, che appena ebbe la visuale libera, gli lanciò addosso le manette. Lupin le schivò con abilità, e le manette si agganciarono alle mani di Pedro, che rimase bloccato. Con il brasiliano immobilizzato, Jigen e Goemon di forza lo gettarono giù per le scale, facendolo cadere addosso al gruppo di gendarmi che nel frattempo avevano risalito la scalinata. Essendo legato a Pedro, anche Zenigata fece un bel volo verso il basso, finendo addosso proprio al brasiliano, procurandosi una terribile testata.
    Con la via libera, Lupin e gli altri corsero indisturbati verso la Mercedes, scappando a tutto gas tra le strade di Montecarlo. Nel frattempo Lucchini prestò soccorso all'ispettore mentre gli altri gendarmi immobilizzarono Pedro che stava cercando di fuggire.
    «Tutto bene? Niente di rotto?»
    «Non perda tempo!!!» urlò Zenigata. «Deve inseguire Lupin, a tutti i costi!»
    Dopo un attimo di esitazione, il tenente riprese l'inseguimento.
    Finita la corsa, Fabien e Valentine si avviarono a piedi per tornare al loro albergo, dopo una giornata così impegnativa aveva bisogno di riposarsi un po'. Ad un certo punto un auto d'epoca gialla sfrecciò a gran velocità alla loro destra, rallentando proprio a pochi passi da loro: era quella guidata da Lupin. Valentine fece appena in tempo a salutarlo con la mano e a vedere lo smeraldo rubato, che Lupin teneva stretto nella sua mano.
    «Lo sapevo che ci sarebbe riuscito!» esclamò Valentine tutta contenta.
    «Per me è passato qui apposta, per farci capire che ha rubato il gioiello!» affermò Fabien. Poco dopo il commentatore sentì qualcuno che correva dietro di lui. Era il tenente Lucchini, sudato e col fiatone.
    «Mi scusi...» accennò il gendarme riprendendo fiato. «Avete visto il noto ladro di nome Lupin?»
    «Certamente! E' andato da quella parte pochi secondi fa!» rispose Fabien, indicandogli la direzione giusta.
    «E aveva con sé la "Gemma di Brasilia"! Bellissima!» aggiunse Valentine.
    «Cosa?!?» esclamò Lucchini. «Ciò è molto strano, ne parleremo con Da Rocha di questa storia...»
    Sentendo le macchine della gendarmeria arrivare in zona, Lucchini si mise sul bordo del marciapiede e alzò un braccio per richiamare una delle vetture.
    «Ora devo andare... lo faccio per un amico!» affermò il tenente salendo in macchina. Una volta seduto, disse una strana frase: «Quest'anno il Gran Premio è stato più divertente del solito...»
    «Già, è vero!» confermò Fabien. «Il fattore Lupin lo ha reso, per certi versi, appassionante!»
    «Non è male questo Lupin, vero?» chiese Valentine.
    «Posso solo ammettere che è un tipo molto simpatico... ma rimane pur sempre un ladro!» rispose Lucchini sorridendo e chiudendo la portiera. La vettura della gendarmeria riprese a tutta velocità l'insegumento, scomparendo velocemente nel traffico del piccolo principato, nel disperato tentativo di riaccuffare la banda Lupin.



    Fine



    Alla prossima, mes amis!!!
     
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16 replies since 15/3/2010, 16:33   1154 views
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